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Twelve, il mondo a mezzogiorno e dintorni
Su tre torri di altezza variabile, semplici ponteggi in ferro autoportanti, il fotoreporter Fabrizio Sbrana presenta la sua installazione fotografica "Twelve, il mondo a mezzogiorno e dintorni".
Come per le altre installazioni che hanno impegnato negli ultimi anni il fotografo, anche questa volta l'idea è quella di portare la fotografia verso la gente, il pubblico, in spazi aperti. Le foto sono stampate direttamente su speciali lamine d'acciaio che permettono la loro collocazione all'esterno. "E' -sostiene il fotografo- sia un modo per rivalutare l'arte della fotografia che in Italia non gode dello stesso prestigio che ha in Francia, Germania o Inghilterra, tanto per rimanere in ambito europeo, sia un modo per fare informazione e "costringere", si potrebbe quasi dire, lo spettatore a osservare".
Il messaggio è chiaro: anche chi è disattento e disinteressato alla fotografia, trovandosi di fronte una torre rivestita con fotografie mentre attraversa uno spazio urbano, rallenta il suo incedere e prende a osservare. Incontra sguardi diversi, percepisce popoli diversi, situazioni diverse, si rende conto che il mondo è ricco di culture e civiltà, si rende conto che il mondo va oltre il giardino di casa propria. "La fotografia per educare. -continua Fabrizio Sbrana- Educare al valore della diversità". Ma la fotografia è un prezioso archivio, serve per non dimenticare tutte quelle situazioni in cui i diritti umani sono quotidianamente calpestati. Serve per tenere i riflettori del mondo accesi.
"Twelve": trenta pannelli fotografici che fanno parte di reportage realizzati in diversi paesi del mondo: Centro e Sud America, molti stati dell'Africa, Medio Oriente, Oriente e Australia. Fissano momenti di vita in cui si vedono uomini, donne e bambini impegnati nelle consuete attività quotidiane: la pesca, l'agricoltura effettuata con mezzi rudimentali così come rudimentali sono i mezzi per macinare il mais o il sorgo, la vendita di prodotti alimentari al mercato o lungo la strada, la preparazione del cibo nella capanna, in tenda o nelle strade dei villaggi. Una sezione in bianco e nero, con sei pannelli, racconta un'altra storia, ritrae chi il cibo non ce l'ha, chi fa la questua, vive in strada, chi combatte quotidianamente il problema della siccità e la ricerca dell'acqua diventa il primario bisogno per la famiglia e l'intero villaggio, chi assiste impotente agli effetti devastanti della guerra che accumula macerie su macerie, chi allunga la mano verso il viaggiatore e implora aiuto, implora un gesto di umanità, implora ciò che l'uomo è sempre meno capace di fare.
La mostra è stata presentata presso l'Università La Sapienza di Pisa dal 7 al 16 novembre 2008 in occasione dell'iniziativa:
Pisa città per la pace e per i diritti umani, Terza edizione organizzata da: Centro per i diritti umani Centro Interdisciplinare dell'Università di Pisa Scienze per la Pace, Società della salute Zona pisana
Coltivare il cibo, cuocerlo e offrirlo sono azioni che fanno parte del ciclo cosmico della vita e del suo rinnovamento: da questo punto di vista il cibo è governato dalle leggi di natura e dalle regole di cultura. Ma il cibo è sempre più disciplinato anche da regole giuridiche, che accompagnano il cibo dal seme al supermercato, dalle fattorie alle nostre cucine: lo Stato crea infatti leggi sui diritti di proprietà, sul commercio, sulla sicurezza alimentare. Il cibo è frequentemente inteso -nella prospettiva della convivialità - come veicolo di pace e di amicizia: ma il cibo è
anche e sempre più qualcosa che ha a che fare con i con?itti.
Ogni discorso sul cibo racconta infatti le tensioni e le violenze che hanno accompagnato la lotta per il controllo delle risorse.
Anche l'atto del mangiare, oggi, è intriso di con?ittualità. Partendo da queste e altre ri?essioni nasce l'idea del Centro
per i Diritti umani, della Società della Salute e del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace di dedicare al cibo la terza edizione di "Pisa città per la pace e per i diritti umani" (dopo la prima edizione sui diritti umani e la seconda sull'immigrazione), coinvolgendo ancora un volta la città, sollecitandola ad esprimersi attraverso le sue ricchezze -l'università, le associazioni, le istituzioni, il teatro, il cinema - per costruire un percorso interdisciplinare, di cui il cibo sia il crocevia.
Con il patrocinio dell'Università di Pisa, del Dipartimento Identità Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, del Segretariato Sociale della RAI, del Comune di Pisa, della Provincia di Pisa, della Regione Toscana, dell'ARSIA -Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione nel settore Agricolo forestale, di Slow Food.